domenica 9 dicembre 2007

Perchè si crede in Dio

La prima domanda da porsi è se la credenza in Dio sia il sotto prodotto della nostra mente o fa parte del darwiano processo evolutivo?
Secondo il primo ragionamento il nostro cervello è pronto a presupporre la presenza di agenti anche quando questa presenza non sembra logica. Se siamo in grado di accettare l' esistenza della mente, nostra e altrui, separata dal corpo senza prove empiriche, possiamo supporre, anche, l' esistenza di un' anima immateriale e di un Dio trascendente (catartico).
Seguendo la logica adattazionista ed evoluzionista, (che contempla due livelli: uno individuale e uno di gruppo) la religione fa sentire le persone meno tormentate dal pensiero della morte, più concentrate sul futuro, più disposte a prendersi cura di se stesse.
Questi sentimenti rendevano i fedeli più bravi nella ricerca del cibo e li aiutavano a trovare partners migliori grazie alla loro moralità, alla loro docilità e alla sobrietà della loro vita. Questo vantaggio era tangibile anche a livello di gruppo: i gruppi religiosi erano più uniti, i loro membri erano più disposti a sacrificarsi per il bene comune, a condividere le risorse e a lottare insieme.
La moralità (tratto fondamentale di ogni religione) semplificava i rapporti, aumentava la coesione sociale ed (con ipocrisia) era selezionatrice. O si accettano le leggi morali o si è esclusi ed emarginati dalla comunità.

La lotta interiore tra spirituale e razionale e il bisogno, forse congenito dell' uomo, del soprannaturale fanno parte in modo perenne ed inevitabile della "tragedia" della cognizione umana.